E’ vero che il granchio blu rischia di far sparire vongole e crostacei dai nostri mari?
Sì, da un paio di anni sta mettendo a repentaglio importanti produzioni ittiche nazionali. Un danno enorme, ambientale ed economico

Redazione ANSA
14 maggio 2024 - 15:41
Un esemplare di Granchio Blu © ANSA

Cosa verifichiamo

Se è vero che il granchio blu sta mettendo a repentaglio importanti produzioni ittiche nazionali, procurando un danno enorme, ambientale ed economico. Questo perché non appartiene al nostro ecosistema, essendo arrivato da un paio d'anni in Italia dall'Atlantico attraverso i cargo. E’ una specie molto aggressiva: è onnivora, mangia vongole, cozze, crostacei, qualsiasi tipo di pesce e le loro uova, distruggendo l'ecosistema marino e rovina anche le reti dei pescatori negli allevamenti.

 

 Analisi

Il granchio blu specie aliena proveniente dall’Atlantico, è presente lungo le coste italiane da diversi anni, ma la convivenza con le altre specie e con le attività produttive è sempre stata sotto la soglia di allerta fino a pochi mesi fa. Dall’estate 2023 tutto è cambiato diventando un vero e proprio invasore-killer, le cui presenze sono aumentate del 2000%. Il problema è stato questo, perché dovendosi nutrire ha fatto razzia negli allevamenti di vongole principalmente nel Delta del Po, divorando anche tante altre specie e quindi distruggendo tutto l’ecosistema. Per ogni vongola che viene allevata ci sono almeno 100 granchi pronti a mangiarla.

Il granchio blu, Callinectes sapidus, questo il nome scientifico, è molto resistente: è capace di tollerare alte e basse salinità e di sopravvivere in un vasto range di temperature (2-40 gradi). Ed è per questo suo spirito di adattamento che è stato inserito a pieno titolo tra le cento più invasive del Mediterraneo. Sembra sia arrivato nelle coste italiane attraverso i cargo, invadendo per lo più le acque salmastre, specialmente lagunari e deltizi, di cui l’Italia è particolarmente ricca. La specie è onnivora, si nutre dal 30 al 40% di gasteropodi e bivalvi (cozze, vongole, telline, ostriche), dal 15 al 20% di crostacei (gamberi), dal 15 al 20% piccoli pesci e meno del 5% di vermi e meduse e comunque di tutto ciò che riesce a catturare. Grazie alle sue chele robuste e al suo carapace armato di spine, praticamente non ha specie nemiche in grado di contrastarlo. E lo sanno bene gli allevatori dei molluschi che stanno pagando un conto salatissimo. “Nel Delta del Po - afferma Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca - sono oltre 3200 le persone direttamente coinvolte nell’allevamento delle vongole più altrettante nelle strutture a terra e nei servizi necessari al funzionamento di un comparto che vale alla produzione almeno 200 milioni di euro all’anno”. Dall’estate scorsa ai mesi autunnali, le perdite per il comparto sono state di 100milioni di euro, oltre il 70% della produzione. Secondo Tiozzo, “se non ci sarà un contenimento importante di questa specie aliena nei prossimi 5 anni, i danni diretti e indiretti causati dalla predazione potrebbero ammontare a 1 miliardo di euro”. Per cercare di arginare la loro presenza  tanti tutorial spiegano come pescarlo a livello amatoriale e come cucinarlo. Ma a differenza di quanto avviene in altre parti del mondo, in Italia il granchio blu non ha dato vita fino ad ora ad un vero e proprio business. Ha infatti una scarsa assai resa in cucina, visto che solo un 15% del prodotto viene impiegato. I pescatori sono costretti a buttarne via il 90% degli esemplari, da cui guadagnano al massimo 1,50 euro al chilo. “C’è talmente tanto granchio blu che una densità così elevata sta diventando un problema per gli stessi granchi che hanno difficoltà a trovare il prodotto per nutrirsi adeguatamente - spiega Mattia Lanzoni ricercatore in ecologia dell’Università di Ferrara - stiamo assistendo a fenomeni di cannibalismo con gli esemplari più grandi che attaccano quelli più piccoli per accaparrarsi spazio e cibo. Una densità come quella che stiamo vivendo e che è esplosa in un arco di tempo così breve era difficile da prevedere”. Tra le motivazioni, spiega Lanzoni, ci sono i cambiamenti climatici ma è complicato fare ipotesi su spostamenti e comportamenti di questa specie fortemente adattabile, che va ancora molto studiata, in grado di creare in mare colonie fino a tre miglia dalla costa e nelle acque interne fino a 120 chilometri dalla foce di fiumi.

 

Conclusioni

Dall’estate scorsa l’Italia è stata invasa da questa specie aliena molto aggressiva, le cui presenze sono aumentate del 2000%. Il problema è stato questo, perché dovendosi nutrire ha fatto razzia negli allevamenti di vongole principalmente nel Delta del Po, divorando anche tante altre specie e quindi distruggendo tutto l’ecosistema. Per ogni vongola che viene allevata ci sono almeno 100 granchi pronti a mangiarla. In pochi mesi le perdite per il comparto dei molluschi sono state di 100milioni di euro, oltre il 70% della produzione. Tra le motivazioni di questa invasione  ci sono i cambiamenti climatici ma è complicato fare ipotesi su spostamenti e comportamenti di questa specie fortemente adattabile, che va ancora molto studiata.

 

Fonti

Confcooperative Fedagripesca

Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca

Mattia Lanzoni ricercatore in ecologia dell’Università di Ferrara

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